Archive for ottobre, 2021


Wild Hunt

Ci chiamano la Caccia Selvaggia, un’orda di spiriti infernali giunti sul mondo umano nella profondità della notte che porta verso la stagione oscura in cerca di vittime.

Noi, con i nostri cavalli spettrali, portati da folate di vento gelido e sibilante, posiamo i nostri piedi dannati sul mondo, corriamo per le lande ricoperte di nebbia, persi in un estasi sanguinaria.

Condannerà sè stesso chi, poco avvedutamente, oserà uscire dalla sua casa tiepida e illuminata nelle notti prima di Valpurga, e ci sfiderà non tornando sui suoi passi quando il freddo pungente della notte, foriero del nostro arrivo, arriverà a sfiorare le sue guance.

è una danza maledetta quella che portiamo, e maledette siamo noi creature ebbre di sfinimento e forza, dolore e godimento.

Là dove gli opposti si sovrappongono, là dove l’oscurità è così potente da rendere immensamente luminosa una timida candela, ecco noi spiriti che cavalchiamo tra le urla, e gli zoccoli dei cavalli potrebbero distruggere la terra che aggrediscono con il loro galoppo furioso.

Ma chi siamo, noi spiriti della Grande Caccia?

Siamo dannati, sì che lo siamo, lo siamo fino alla fine dell’eternità e ritorno.

Dannati e liberi, dannati e selvaggi. La nostra dannazione è la nostra stessa benedizione, e la nostra benedizione è la nostra stessa dannazione.

Intrappolati in un limbo oscuro, siamo creature di puro istinto, istinto bruciante che ci ha privati di un corpo fisico, lasciando il nostro spirito come fiamma libera nell’aria gelida.

è questo di noi che vi fa paura: vi rivelo un segreto…non siamo noi a rapirvi, umani…siete voi che vi fate rapire dal nostro mondo di impulsi. Voi che ci seguite e rimanete abbagliati, come drogati…terrorizzati ma incapaci di andarvene.

E così luna dopo luna arricchite le nostre schiere.

Perchè noi siamo voi, voi al di là delle bugie che vi raccontate. Noi siamo ciò che voi negate, e così rinnegandoci ci rendete sempre più forti, inarrestabili…fino a che, in una notte gelida, non sapete nemmeno perchè lo fate, ma finite a rincorrere l’orda spettrale, e quel desiderio segreto di colpo vi riempie, annullando il vostro mondo davanti ai vostri stessi occhi.

E tu, bambino umano, perchè guardi verso di me e mi sorridi? Perchè sorridi? Le mie dita di fuoco potrebbero ridurti cenere se solo lo volessi.

I miei artigli potrebbero dilaniarti in un baleno.

Potremmo investirti lasciandoti distrutto.

Invece tu guardi nella mia direzione e sorridi…soffio una voluta di fumo nella tua direzione: giocaci, e se anche tu finirai per trasformarti uno spettro di questo tuo mondo, vieni a cercarmi.

Ti farò cavalcare il mio destriero maledetto.

Another Day

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“It’s Time To Rise And Shine!”

Così Virgin Radio fa da sottofondo al brulicare di auto e persone, che oggi come ieri e come domani sciamano verso il loro posto di lavoro.

“Un carosello di vite uguali”, questo sì, ogni mattina si muove, si sveglia, chi a fatica chi carico, pronto aggredire e rendere fruttuosa una nuova giornata; esce di casa e si mette in marcia.

Mentre aspetto il verde al semaforo, io che al mattino sono tutt’altro che carica, osservo distrattamente il mondo che mi circonda e penso a come sia vivere la vita di qualcun altro.

Chissà Alteria, quando prende la metro, raggiunge il palazzo milanese adibito a studio per Virgin Radio, se è tutta frizzante e non vede l’ora di incitarci a “Sorgere e Brillare”, oppure prima delle 9.00, ora in cui la sua sigla scalza il Cavaliere Nero, anche lei si trascina da una stazione all’altra con in mano una tazza di caffè attendendone in miracolo, e pensa a quando sarebbe bello aver scelto di fare, chessò, l’ostetrica o l’architetto.

Se è vero che, permettetemi il gioco di parole, non esiste una “Verità” ma solo innumerevoli e svariatissime interpretazioni di questa, chissà quale interpretazione di verità vede la signora con la giacca a quadri mentre attraversa la strada, il signore con il cane ed il cappello calato sugli occhi, la ragazzina con lo zaino che guardinga si accende una sigaretta proibita davanti a scuola.

Osservo piccoli scorci di vite altrui, ne immagino il seguito e il percorso precedente, costruisco mille personaggi reali, ma che per come li ho disegnati in quei cinque secondi di attesa di fatto vivono solo nella mia mente.

Mi domando quante di queste persone io sia stata agli occhi di altri che aspettano al semaforo. Magari nessuna, a ben pensarci non sono sicura che tutte le menti siano avvezze a questo tipo di divagazione metapersonale.

Ma se lo fossi stata, chissà se qualcuno avrebbe indovinato?

Ci sono mille universi che vivono in ognuno, io penso, mille persone e mille vite che per l’istante di una sliding door non sono state, ma restano come impigliate nella persona…

E così io, ferma al semaforo, fantastico su una grande sala da concerto, su un tutù e delle punte che abbiano odore di pece scaldata, su una giornata passata all’insegna di una salita rocciosa e su una colazione a base di brioche alla crema.

Poi scatta il verde, cerco parcheggio e vado al lavoro, domandandomi quale sviluppo mi toccherà quest’oggi, e se riuscirò a sbrigarmela o mi sentirò un’incapace.

Mi fa un po’ ridere pensare al fatto che magari qualcuno mi guarda abbandonare la macchina con il mio pc e pensa di avere appena incrociato una realizzata donna in carriera con le idee chiare, perchè potrebbe anche essere che qualcuno lo pensi, mica detto di no.