Gli ultimi cinque minuti prima della sveglia sono sempre i più preziosi, quelli in cui, anche se sei già sveglio, ti godi il tepore delle coperte, sapendo che di lì a poco dovrai abbandonare quel nido caldo e buttarti nella giornata. Accarezzi ancora la notte col pensiero, indugiando nel ricordo di qualche bel sogno, o semplicemente nella sensazione del cuscino sotto alla guancia e del buio tutto attorno.

Hai avuto ore per godere di queste sensazioni, ma per qualche motivo sono gli ultimi cinque minuti quelli più importanti, quelli che in quanto “ultimi” acquistano tutto il significato ed il valore dell’assenza che ti appresti a subire.

Troppo spesso abbiamo la tendenza a vivere senza tenere conto di questa modalità.

Passiamo giorni, mesi, anni senza dare valore a qualcosa, e quel qualcosa assume tutta la sua importanza nel momento in cui stiamo per perderlo o lo abbiamo perso.

Si tratti di persone o di occasioni.

Il tempo che abbiamo non è infinito, e non teniamo in conto questo fattore. Siamo umanamente spaventati dalla morte, ma non sfruttiamo nella sua completezza la nostra vita.

Abbiamo sepolto un ragazzo della compagnia, 27 anni schiantati su una strada, un battito di ciglia, forse tre secondi di paura, e poi più niente.

Sono giorni che mi rimbalzano in testa il suo modo di parlare, di ridere, i suoi look particolari, le foto di cibo ipercalorico che ci mandava quotidianamente.

La sua ragazza non sapeva che quelli del pomeriggio prima dell’incidente erano “gli ultimi cinque minuti”.

Non poteva saperlo.

Lui non sapeva che quel colpo d’occhio su un prato verde ed il vento sul casco erano gli ultimi cinque minuti della sua vita.

Noi non sapevamo, ridendo al ristorante durante un bel sabato sera come altri, che sarebbero stati gli ultimi cinque minuti prima di una notizia che in un certo senso ti cambia.

L’automobilista contro il quale Edoardo si è scontrato non sapeva che sarebbero stati gli ultimi cinque minuti che avrebbe vissuto senza il senso di colpa di avere, seppure involontariamente, causato la morte di un ragazzo.

Ci sono un’infinità di ultimi cinque minuti di cui non ci rendiamo conto fino a che non è troppo tardi.

Voglio vivere tenendo a mente che il tempo è veramente qualcosa di prezioso, e che deve essere riempito. Non attraversato distrattamente, ma interiorizzato e goduto.

Non è un inno all’edonismo, ma alla consapevolezza. Non voglio arrivare un giorno a rimpiangere una marea di ore non vissute all’ombra di ultimi minuti.

Caffè non presi, telefonate non fatte, “ti voglio bene” e “mi dispiace” non detti…Si perde l’attimo e poi ci si dimentica, presi nel turbine della vita quotidiana. Quella vita quotidiana che rischia di diventare un frettoloso gruppo di strade attraversate anzichè di paesaggi respirati e dipinti a mano libera sulla tela della mente.