Ho letto da qualche parte che oggi, 10 Ottobre, è il “Mental Health Day”.
Non so se sia vero, e onestamente se anche lo fosse devo ammettere che il proliferare smodato di questi “Giorno del Qualcosa” mi fa un po’ ridere. Mi sembra l’ennesima vittoria del conformismo stile London Bridge Dawn di Elliot.
Comunque, disfattismi acidi a parte, il tema mi è caro, e sentendomi chiamata in causa voglio spendere due parole in merito.
Non mi metterò a fare ragionamenti particolarmente innovativi, ne sono consapevole. Non sento il bisogno di scrivere perché ritengo di poter accrescere lo stato attuale dell’arte, ma solo perché ci sono cose che ho vissuto sulla mia pellaccia, e un conto è sentirle raccontare e magari annuire con teoretico trasporto, un conto è attraversare la merda puzzolente che comportano, mi si passi il francesismo.
Allora, dicevamo: salute mentale. Già la parola è indicativa: SALUTE.
Si potrebbe quindi dedurre che l’assenza di questa sia equiparata a malattia.
Vero…ma non verissimo: il malato mentale, alla massa, e per una volta non lo dico in senso dispregiativo, non fa venire in mente una persona sofferente che necessita cure, quanto uno stramboide dal quale è meglio girare al largo.
E’ qui che si crea la dolorosa dicotomia: se sei un individuo rispettabile e degno di allocare a te stesso lo spazio che la tua massa occupa non sei malato di mente, è conditio sine qua non, e se non hai influenza, appendicite, unghie incarnite o verruche devi fare quello che la società si aspetta (giustamente) da te. Lavorare, essere mediamente socievole, essere mediamente gentile, mediamente resistente, mediamente occupato, dinamico eccetera eccetera eccetera.
Non dico che non sia giusto, per carità: il mondo funziona così.
Se invece non sei in grado di essere un campione di media virtù, e non hai nemmeno due linee di febbre a giustificarti….beh, la cosa è diversa. Sarai compreso, per carità. Poverino, ha l’esaurimento nervoso. Poverino, è depresso. Poverino, prende gli psicofarmaci…..La gente quasi lo sussurra. Poverino, certo, poverino finchè non devi essere considerato una persona normale che sta solo attraversando un brutto periodo anziché un pazzoide.
Poi magari pecco di poca fiducia nella gente, può anche essere.
Però voglio dire la mia esperienza, brutta, nero su bianco.
Tempo fa sono uscita con amici, siamo andati a fare un aperitivo. All’aperitivo ho esagerato con la focaccia e coi cuculli, a chi non capita.
Peccato che poi a me sia anche capitato di sentirmi così abominevolmente putrida e orrenda dentro da non avere la forza il giorno dopo di uscire dalle coperte, io e il grasso del fritto che mi sembrava trasudasse dai miei maledetti pori.
Peccato che quel giorno, infrasettimanale, io sia stata davvero così male da desiderare mille influenze in cambio.
Peccato che nel mio tormentarmi e struggermi per l’accaduto non sia riuscita veramente a uscire di casa, e al mio autofustigarmi per il cibo abbia dovuto aggiungere quello per non aver avuto la forza di andare al lavoro.
Ma è chiaro che non avrei mai potuto telefonare alla mia dottoressa e dirle “Senta, io fisicamente sto bene, ma ho problemi col cibo, DCA tipo anoressia, ieri ad un aperitivo per i miei canoni ho esagerato di brutto e la cosa mi ha comportato un crollo di nervi tale che sono le 10 passate e io sono ancora nel letto a rotolarmi e piantarmi le unghie addosso da tanto che mi faccio schifo. Me lo fa il certificato?”
Primo, mi sarebbe piaciuto vedere se me lo avrebbe fatto.
Secondo, mi sarebbe piaciuto vedere cosa ci avrebbe eventualmente scritto sopra.
Terzo, mi sarebbe piaciuto vedere i miei datori di lavoro cosa avrebbero pensato, perché ho idea che nessuno avrebbe fatto questioni a passarmi la giornata di malattia (mentale), ma forse al termine del periodo di prova non sarei stata confermata perché, sì, persona valida….ma come fai a fare affidamento su una con dei problemi?

Non sono nemmeno certa di cosa esattamente voglia arrivare a sostenere.
E non c’è polemica in realtà: il tono aggressivo è l’equivalente delle zanne snudate di una bestia ferita.
Dico solo che per fortuna della maggioranza delle persone, la maggioranza delle persone non capisce. Non si può capire senza averlo vissuto.
Ci sono diversi “livelli di gravità” per le malattie fisiche: non è necessario avere un tumore al quarto stadio per essere comprensibilmente momentaneamente al tappeto.
Allo stesso modo, avere un problema che si aggira infido per le sinapsi non rende necessariamente un Joker come quello spettacolare di Phoenix, che nel suo dolore è veramente pericoloso e fa davvero venir voglia di girargli alla larga, però può rendere momentaneamente inabili alla all day life.
Momentaneamente, quanto realmente.
E’ questo che a mio parere non è chiaro a chi, fortunello, non ci è mai passato…