Se tu vieni, per esempio, tutti i pomeriggi, alle quattro, dalle tre io comincerò ad essere felice. Col passare dell’ora aumenterà la mia felicità.

Così dice il Piccolo Principe, ed in un mazzo di parole riassume uno dei grandi temi dell’essere umano, quello dell’aspettativa.

Fil rouge del nostro tempo…nel bene e nel male, come ci insegna il notoriamente abbacchiato Leopardi, che riduce la bellezza del dì di festa al momento magico in cui suddetto dì di festa non è ancora venuto:

 

“Or la squilla dà segno
Della festa che viene;
Ed a quel suon diresti
Che il cor si riconforta.

[…]

Questo di sette è il più gradito giorno,
Pien di speme e di gioia:
Diman tristezza e noia
Recheran l’ore, ed al travaglio usato
Ciascuno in suo pensier farà ritorno.”

Ora, al di là delle battute, chè mi si arricciano anche un po’ i polpastrelli ad indulgere nel definire il povero Giacomo “notoriamente abbacchiato”, è inoppugnabile che sia tutta questione di attitudine mentale.

E anche senza essere un poeta romantico o un bambino proveniente da un misterioso asteroide dai dubbi abitanti si può facilmente capire quanto sia dannatamente vero.

Nel momento in cui c’è l’aspettativa di qualcosa di bello è quasi come essere già lì, in mezzo alla cosa bella…certo, il rischio di un’amara delusione è moltiplicato, ma anche il rallegramento morale dei momenti, delle ore, dei giorni magari addirittura, lo è.

Viceversa, se la prospettiva è di qualcosa di brutto già il tempo presente è un po’ adombrato dallo spauracchio.

Alla facciaccia del “carpe diem”….per carità, noi esseri umani saremo anche “qui ed ora” ma senza un “poi” il nostro qui ed ora è un po’ meno colorato, pieno.

Il momento presente è l’unica cosa che possediamo. Certo, come negarlo. Eppure…siamo così sicuri che il momento presente non sia, almeno un pochino, fatto anche di momenti futuri?

Perchè, personalmente, il mio modo di approcciarmi alla giornata, al momento, non è neutro. Se nella mia testa sta per succedere qualcosa di bello, ma banalmente, ho dei piani interessanti, stimolanti, più gradevoli della media, per la serata, con tutta probabilità passerò delle ore migliori, essendo il mio tempo già permeato del mio più o meno conscio fantasticare in positivo.

Viceversa, e qui cado a peso morto nel caruggio del nostro Giacomo, se la mia prospettiva è negativa, e non parlo di chissà cosa ma, banalmente, del dover ricominciare la settimana lavorativa, c’è una probabilità piuttosto elevata che mi rovini, almeno parzialmente, una giornata durante la quale tecnicamente dovrei essere di buon umore.

Non è una cosa volontaria, e non credo di essere l’unica…è proprio che nei fili del tempo all’interno delle nostre menti di esseri umani è tutto un gran mix. L’oggi porta dietro un po’ di ieri, e il domani se ne sta lì con le sue lenti colorate a dare una sfumatura a tutto quanto.

Certe volte, persino i ricordi sono mescolati all’aspettativa….quelle cose che ricordiamo come dolci, anche se poi sono state una sonora delusioni, in virtù del valore di speranza che abbiamo loro dato a suo tempo…o al contrario, quelle prospettive che si tingono di nero ( o di rosa) sulla base di un’emozione provata a suo tempo.

Il tutto per dire cosa? Niente, se non che sarebbe salutare avere almeno una proiezione positiva al giorno.

Assunto che funzioniamo così, perchè non seguire il flusso e possibilmente cercare di star bene?